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Casa ed elezioni |
Scritto da Giovanni Baratta |
Martedì 12 Febbraio 2013 10:29 |
Forse sembra, ma la casa non c’e’ in questa campagna elettorale, si fanno “sparate” sull’Imu ma non si parla di emergenza abitativa
In questa campagna elettorale molti sono i problemi assenti dalla narrazione, uno lo è totalmente; quello dell’emergenza abitativa che riguarda ormai qualche milione di persone nel nostro paese. Poco importa che il “Sole 24 ore” scriva … il fatto che il 18% delle famiglie italiane viva in affitto, di queste, un quarto circa è inquilino nelle case popolari ed è quindi al riparo dal libero mercato, ma per circa il 14% delle famiglie, cioè almeno 3 milioni, il problema esiste ed è destinato a crescere… Poco importa che i sindacati inquilini denuncino da tempo che la morosità oggi è la principale causa dei provvedimenti di sfratto, determinata essenzialmente da una forte divaricazione tra la capacità reddituale della domanda e i prezzi delle locazioni. La dimensione del problema è ampia, se non si interviene per invertire il trend nei prossimi tre anni saranno interessate altre 250.000 famiglie, oltre alle 150.000 attuali. Tutti i giorni, in particolare nelle aree metropolitane, vi sono famiglie che rimangono senza alloggio e senza nessuna protezione. Tutta questa domanda debole sta consolidando l’impressionante numero delle richieste ai comuni di alloggi di edilizia residenziale pubblica, oltre 650 mila, senza che questi siano in grado di poter offrire nessuna soluzione abitativa. Gli enti locali sono i destinatari delle 350 mila domande di contributo del Fondo di sostegno all’affitto che ha subito, con l’ultima legge di bilancio, il totale azzeramento. Poco importa che circa 5 milioni di famiglie italiane, come rileva l’Istat, non riescano a riscaldare adeguatamente il loro alloggio. Poco importa che ogni 5 mesi in Italia venga cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze; dall’ISPRA è stato calcolato un consumo del suolo di 7 metri quadrati al secondo.
Per i candidati al parlamento di tutte le formazioni politiche, grandi e piccole, evidentemente questi problemi non sono rilevanti e non necessitano di una proposta politica.
Certo serve il lavoro, (anche di questo si parla poco e male), perché senza reddito non si possono pagare le spese per la casa (affitto, mutuo, luce, gas e acqua) ma serve una politica che metta sul mercato alloggi in affitto a prezzi bassi, compatibili con i redditi da lavoro e pensioni, che purtroppo sono in diminuzione e che non cresceranno in modo significativo nei prossimi anni.
I politici dimenticano che la politica abitativa ha a che fare con l’idea della città, che può accogliere e integrare o espellere ed escludere, ha a che fare con l’utilizzo del territorio che può essere “consumato” con attenzione e saggezza salvaguardando i terreni agricoli, il paesaggio, limitando l’inquinamento e la cementificazione che tanti disastri ha provocato.
Dimenticano che ha a che fare con il lavoro nell’importante settore dell’edilizia. I costruttori snocciolano i dati della crisi degli investimenti e dell’occupazione, ricordano che 1 miliardo investito in edilizia genera un giro di affari di 3,374 miliardi e ribadiscono che non c’è sviluppo senza edilizia. Mi pare che dimentichino o non dicano che in Italia ci sono migliaia di appartamenti vuoti soprattutto nelle città capoluogo. A Torino l’ultimo censimento ne ha trovati 58.000. Certamente è necessario il rilancio dell’edilizia ma questo deve passare dalle manutenzioni e dal recupero dell’esistente, dalle indispensabili opere di messa in sicurezza del territorio. Le nuove costruzioni devono essere calibrate con molta attenzione e rispondere a delle precise esigenze come quella dell’edilizia pubblica, e anche questa va costruita (e si può) senza consumare terreno agricolo. Fortunatamente anche tra gli addetti al settore edile, sindacati e costruttori, alcuni iniziano a essere d’accordo su questa impostazione.
Chiunque ragioni per più di un attimo sull’emergenza abitativa in Italia e sulle implicazioni sopra descritte non può non avere chiaro che c’è bisogno di una politica che vada oltre le “sparate” sull’Imu e sui condoni ma che preveda dei seri interventi fiscali che favoriscano l’incontro tra domanda e offerta degli alloggi in affitto a prezzi compatibili, si potrebbero utilizzare così le tante abitazioni vuote esistenti.
E’ necessario un intervento sul sistema abitativo che non sia di pura emergenza ma abbia un orizzonte temporale ampio e decisivo, non solo per garantire un diritto fondamentale di cittadinanza, ma anche per rilanciare l’occupazione e dotare il Paese di una infrastruttura indispensabile a garantire mobilità lavorativa sul territorio.
Serve l'ampliamento dell'offerta di abitazioni in affitto compatibile con i redditi della domanda attraverso un piano poliennale, finanziato con un apposito fondo, che preveda programmi con una quota prevalente di edilizia residenziale pubblica a canone sociale integrati da altri interventi di edilizia sociale indirizzati prioritariamente alla locazione. Senza ulteriore consumo del territorio privilegiando l’aumento dell’offerta abitativa in affitto attraverso operazioni di rigenerazione urbana su aree già urbanizzate e il recupero qualitativo e funzionale del patrimonio abitativo esistente a partire dalle periferie degradate e dai quartieri di edilizia pubblica.
Questa è la richiesta di SUNIA, SICET, UNIAT-UIL e UNIONE INQUILINI, in un appello inviato a tutti i candidati.
Purtroppo finora questo appello unitario non ha suscitato grandi “passioni” da parte degli interessati.
GIOVANNI BARATTA |
Ultimo aggiornamento Lunedi 11 Marzo 2013 10:35 |
Interesse legale
Data di riferimento: 01 gennaio 2024 |
2,5% |
Istat Giugno 2024
Variazione annuale 100% (uso abitazione) | 0,8% | ||||
Variazione annuale ridotta 75% (uso abitazione) | 0,6% | ||||
Variazione biennale 100% (uso diverso) | 6,8% | ||||
Variazione biennale ridotta 75% (uso diverso) | 5,1% | ||||
Il dato è pubblicato sulla G.U. |